Santa Rita e la Chiesa di San Benedetto
​​
​All’inizio del ventesimo secolo, le porte dell’antica dimora di San Benedetto rimanevano quasi costantemente chiuse; nella chiesa, diventata proprietà della famiglia Lancellotti, non si poteva più pregare.
​
Alcuni anni prima della Seconda Guerra, una signora del Trastevere, Elvira Iacomini-Ranaldi, si considerò miracolata da Santa Rita.
​
Infatti, dopo 16 anni di malattia, tanti ricoveri in ospedale e quattro interventi, avrebbe dovuto effettuarne un quinto, motivo per lei di naturale apprensione. Il 21 maggio 1938, trovandosi in un negozio di vini ed oli, in via San Cosimato, sentì un profumo di rose, per niente normale in questo genere di attività commerciale. La stessa notte lei ebbe un sogno: una suora sconosciuta, in abiti neri, la rassicurò, dicendole di affrontare il sopracitato intervento senza inquietudine.
Essendo stata operata, le trovarono nel corpo soltanto un rocchetto di filo lasciato durante l’ultimo intervento. Elvira, ebbe la convinzione del miracolo, perchè manifestava l’assenza definitiva della malattia, quindi ritenne che quanto accaduto fosse stato compiuto da Santa Rita, la santa degli impossibili, la quale l’avrebbe guarita poiché desiderava che la signora la aiutasse a incrementare sua devozione nel Trastevere.
​
Appena rimessa cercò i responsabili della chiesa di San Benedetto per riaprirla e farne un centro di devozione. Le chiavi li custodiva un frate Trinitario, della vicina parrocchia di San Crisogono, ma l’autorizzazione doveva venire del Vicariato di Roma. Ottenuto il permesso, acquistò una statua di Santa Rita e fu la prima cosa che entrò nel luogo sacro, aperto nuovamente al culto, nel 21 marzo 1939. Il 22 maggio fu celebrata, per la prima volta, la festa della Santa degli impossibili.
​
Fu anche fondata la “Pia Unione di Santa Rita” per agglutinare i devoti.
​
Poco dopo, il 21 marzo 1939, la famiglia Lancellotti rinunciò al diritto di Patronato e fu nominato un rettore che celebrava quotidianamente la Santa Messa aperta al pubblico.
Per la maggiore dignità e cura del luogo sacro arrivò, nel 1941, una comunità di suore, dell’Istituto di Nostra Signora del Carmelo, le quali esercitano fino ad oggi il loro servizio all’ Ospedale del” Frati Bene Fratelli”, nella vicina Isola Tiberina. La signora Elvira si occupò altresì del suo mantenimento, in collaborazione con i Frati Bene Fratelli.
​
Anche in tempo di guerra, di anno in anno, la chiesa si arricchì sempre più, grazie ai lavori svolti con le offerte dei fedeli dalla “Pia unione”; questa organizzava anche pellegrinaggi a Cascia, e – ancora oggi – festeggia il 22 di maggio, con Sante Messe, la recita della novena e distribuzione delle rose.
​
Dal 2003, la Pia Unione, collabora con gli Araldi del Vangelo per abbellire il tempio sacro.